Cosa farà Donald Trump per il Wealth Management

Republican Presidential Candidate Donald Trump Interview

Oggi si insedia Donald Trump alla casa Bianca. La sua vittoria, inaspettata, è stata accolta da un coro di critiche da parte di molti commentatori politici e non. Trump, per stemperare gli animi  e farsi benvolere da molti commentatori, ha incontrato alcuni media (sorprendente la sua visita improvvisa alla redazione del New York Times) e si è dotato di professionisti della comunicazione in grado di tradurre con un linguaggio più accessibile le sue idee. Ha cominciato a lanciare qualche messaggio di pacificazione e qualche promessa come questa: “sarò il più importante creatore di posti di lavoro della storia”.

Resta il fatto che Wall Street da quando lui è stato eletto chiude spesso al rialzo e che, per esempio, ha portato dalla sua parte molte aziende  della Silicon Valley i cui CEO si rifiutavano di incontrarlo. C’è però un’industria che sicuramente beneficerà delle politiche Trumpiane ed è quella del Wealth Management che per i professionisti abili e affidabili  della gestione dei patrimoni è sempre stata molto profittevole .

Trump ha proposto un taglio delle tasse per le famiglie più ricche e un taglio delle tasse sulle aziende. I rentier avranno più soldi da dare in gestione mentre gli imprenditori investiranno sicuramente gli extraprofitti per la crescita aziendale (da qui la frase di Trump sulla creazione di nuovi posti di lavoro) e, ovviamente, una parte dei soldi risparmiati sulle tasse verranno dati in gestione.

Trump ha proposto anche l’eliminazione della tassa di successione e questa darà molto dinamismo al mantenimento e sviluppo di famiglie e dinastie imprenditoriali. Si tratta anche qui di un incentivo per i Wealth Managers  che oltre alla normale attività di gestione potranno svolgere anche advisory sui patrimoni e  sopratutto family mentorship perché si sa: più le dinastie imprenditoriali crescono e più c’è bisogno di consulenza per la definizione dei loro patrimoni.

Se il banchiere centrale perde l’indipendenza

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Gli avvenimenti di politica internazionale di queste ultime settimane oltre ad aver lasciato una scia di incertezza fra operatori e commentatori hanno generato ipotesi su come due Paesi  ( Inghilterra e Stati Uniti) che sono stati protagonisti di questi avvenimenti (Brexit ed elezioni presidenziali) gestiranno alcune situazioni.

La prima è la perdita dell’indipendenza delle banche centrali. Secondo Wolfgang Munchau del Financial Times sia Trump che Theresa May in Inghilterra nomineranno i due governatori delle banche Centrali fra gli appartenenti al loro inter circle ponendo fine al mito dell’indipendenza della banca centrale.

I consiglieri di Trump qualche settimana fa durante  la campagna elettorale sono stati chiari: il presidente vorrebbe, nel caso fosse eletto, vedere alla banca centrale un banchiere che rispecchia la sua idea di politica economica. Non vorrebbe un un banchiere che ha creato una falsa economia grazie a una politica di bassi tassi di interesse e che non ha sostenuto la crescita ma creato una bolla.

E se ci sono banchieri come Victor Constancio della BCE che sostengono che Trump porterà incertezza con la sua politica protezionistica anche in Inghilterra, Theresa May, non le manda a dire al suo banchiere centrale velatamente accusato di aver sbagliato la politica monetaria. Secondo la May la banca di Inghilterra non favorendo abbastanza la crescita, resta comunque un fatto che Mark Carney, il governatore ha già chiarito che lui non si fa dettare l’agenda dalla politica.