Sette ragioni alla base degli investimenti dei Family Office nelle Startup

aaron-burden-521422-unsplash

di Roberto Tronci*

Molti  nostri clienti e non solo i Millennials ma anche Baby Boomers ci chiedono di trovare qualche ottima occasione di investimento in startup. Si tratta di investimenti sui quali siamo sempre  cauti ma siamo anche convinti che vi siano sempre delle belle idee sulle quali investire.  Gli startupper  rispetto a pochi anni fa si sono fati più smart: meno sognatori e più concreti e, soprattutto, più consci del fatto che non bastano i soli fondi di VC per la crescita ma ci vuole ben altro. Stiamo guardando alcune startup interessanti e non solo tecnologiche e abbiamo in corso una serie di colloqui con primari Venture Capitalists per  far partecipare i nostri clienti ad alcuni investimenti. Ci sono a mio parere  7 aspetti dell’investimento dei Family Office in startup:

  1. Investimento attivi I FO sono spesso investitori passivi e allocati ad alto rischio: la tendenza si è spostata nell’investire in settori con maggior crescita. Inoltre, in molti casi, l’investimento è abbastanza grande da far si che un rappresentate del FO sia nel board contribuendo a dettare la strategia aziendale.
  2. Visione a lungo termine – I FO possono investire in cicli di ricerca e sviluppo più lunghi specialmente se la loro clientela è fatta da Millennials. Non sono pressati per disinvestire in tempi rapidi.
  3. A differenza di un VC che ha linee guida rigorose. Un FO può anche orientare il proprio investimento all’avvio nella fase di seed e non in mezzanine ad esempio.
  4. I FO in genere non hanno requisiti specifici sulla forma di investimento in capitali: in altre parole possono investire in equity per finanziare ricerca e sviluppo, possono prestare dei sodi alla società o, semplicemente, inserire delle competenze specifiche nelle startup.
  5. Networking: le startup sono una fonte di networking ( ma anche i FO) sono un abilitatore di networking ma, sopratutto le startup possiedono per loro natura molte delle chiavi dell’innovazione.
  6. Alcuni segmenti di clientela dei FO ( e non solo i Millennials) è orientata a cercare uno scopo sociale negli Molte startup vogliono cambiare il mondo e pertanto i FO investiranno anche in base all’opportunità di cambiare il mondo.
  7. Competenza – I gestori di FO sono allo stesso tempo furbi e intelligenti se investono in startup stanno in realtà assumendo per loro e per i loro clienti talenti straordinari.

*CIO di Albacore Wealth Management

Albacore disinveste da AerNova

Corriere-AerNova-10-3-18

Oggi nelle pagine economia de Il Corriere della Sera  Albacore Wealth Management ha comunicato,  per conto della sua clientela privata, il disinvestimento relativo alla partecipazione in  Aernova, società spagnola di componentistica aeronautica. L’investimento era stato effettuato nel primo trimestre 2014 al fianco di Springwater Capital  che ne aveva acquisito il 47%.

Nel giugno 2017 Springwater ha ceduto la sua quota al private equity statunitense Tower Brook sulla base di una valorizzazione di Aernova di circa un miliardo di euro, concretizzando per i suoi investitori un MOIC (multiplo sul capitale investito) pari 10.49X netto di fees e costi.

Sempre a fianco di Manilo Marocco (Springwater), nel 2011 Albacore per conto dei suoi clienti ha investito nell’acquisizione della maggioranza di Viscolube Spa, società italiana leader nella rigenerazione oli industriali usati. Nel 2016, con la cessione di tale partecipazione, gli investitori avevano beneficiato di un MOIC di 2.93X netto di fees e costi.

Springwater Capital è una investment firm fondata nel 2002 che opera trasformando in successi opportunità di investimento complesse e perseguendo sia la creazione di valore che le relazioni di lunga durata con i coinvestitori partners. Opera investendo in medie aziende con fatturati dai 25 ai 750 milioni di euro.

Aernova è una società spagnola di componentistica aeronautica specializzata nella manifattura di ali, impennaggi e parti di fusoliera i cui principali clienti sono Airbus, Bombardier edc Embraer.Ha visto il proprio fatturato passare dai 653 milioni di euro del 2014 (anno di investimento di Springwater) ai 974,3 del 2017.

La scelta di Blackrock

chris-li-182361-unsplash

di Roberto Tronci*

Qualche giorno fa è stato annunciato  che Blackrock  ha in programma di  lanciare un fondo da 10 miliardi di dollari   dedicato agli investimenti di lungo periodo in aziende non quotate. Tutto ciò per diventare un azionista di più lungo periodo, oltre i 10 anni.

A prima vista, potrebbe sembrare incongruente dato che l’asset manager statunitense che è noto per le sue strategie di mercato liquide passive, a basso costo, passi all’estremo opposto.

Tuttavia Blackrock già gestisce asset per oltre $ 145 billion  compresi fondi di private equity e fondi hedge, credito privato e attività reali.

In Italia ad esempio il gigante USA è azionista da tempo di UniCredit ma anche di società non quotate come Linkem (connettività Internet) nelle quali vede un gran potenziale avendola valutata circa 700 milioni di euro oppure ha sottoscritto bond di società di nicchia come SIT La Precisa spa, gruppo padovano leader mondiale nella produzione di valvole di sicurezza per i bruciatori a gas e di sistemi integrati per caldaie e cappe. La decisione di Blackrock ha stupito i più, ma nella realtà il colosso dell’asset management Usa non sta facendo altro che istituzionalizzare  una pratica sinora condotta su base opportunistica e non strutturata in un fondo specifico.

Gli investimenti con un ottica di lungo periodo  diventeranno sempre più attraenti. La raccolta di fondi può essere onerosa ma, in ultima analisi, serve all’industria come un efficiente processo di selezione e allocazione di capitale. Tuttavia, man mano che le industrie maturano e diventano più globali gli investitori richiedono diverse scelte strategiche. Nel mercato ultra-competitivo, gli investimenti di lungo periodo nelle  aziende diventano sempre più preziosi non solo nel fornire liquidità per il prosieguo dell’attività ma anche per consentire alle imprese di investire dim più,  entrare in nuovi mercati e sfruttare le nuove tecnologie. Dal lato di un wealth manager come noi gli investimenti di lungo periodo nelle  aziende oltre che accompagnarle nella crescita consentono alle nostre famiglie clienti che vi investono di far raccogliere i frutti  anche ai discendenti. Il nostro track record di investimenti diretti in azienda, in fondi di PE o in fondi di fondi di PE è a due cifre.

*CIO e Partner di Albacore Wealth Managament

Il P/E traina i rendimenti dei Family Office

rick-tap-110126

E’ il Private Equity a sostenere i rendimenti dei Family Office. E’ questo uno dei dati rilevanti del report che UBS ha realizzato con Campden Research intervistando 262 Family Office dal quale emerge che il rendimento aggregato del settore dei FO balza al 7% nel 2016 dopo lo 0,3% del 2015. La ripresa dei rendimenti è  trainata dagli investimenti in P/E che hanno controbilanciato il rendimento modesto degli Hedge e del Real Estate.Le azioni pesano nei portafogli dei FO per il 27% del valore dei portafogli mentre il P/E pesa per il 20%  ma oltre il 60% degli intervistati prevede di aumentare il peso delle azioni nei propri portafogli  mentre il 40% e il 49,3% vuole aumentare, rispettivamente,nei propri portafogli il peso di P/E e coinvestimenti.I Family Office nordamericani sono quelli che più hanno investito in strategie orientate alla crescita  tant’è che nel 2016 il loro rendimento cumulato ha toccato il 7,7% superando quello medio del settore oggetto della ricerca. Sono in ogni caso i network relazionali e sempre meno le strutture di ricerca che fanno procurare buoni affari ai P/E infatti per stessa ammissione del campione intervistato “la gran parte di noi non ha strutture di ricerca interne”.  Altro tema importante per i Family Office è la trasmissione dell’eredità alle generazioni future. Quasi la metà di loro non ha un piano di successione ma occorre far notare che, nel corso degli anni, i FO si sono conquistati un ruolo nell’armonizzare gli asset familiari, nel favorire l’accordo fra i membri della famiglia imprenditoriale e, spesso, si fanno aiutare da professionisti del Family Mentoring  come Diana Chambers   che è stata intervistata in Questo articolo di Private Diana-Chambers-Private_Pagina_1Diana-Chambers-Private_Pagina_2

Per quanto riguarda le tendenze future di investimento è molto importante il tema della sostenibilità e del cosiddetto Impact Investing. Il 62,5% del campione intervistato  investe in questo settore con investimenti privati e il 56,3% tramite Private Equity.

Albacore sulla stampa di oggi

scatto

Oggi Albacore con il suo Partner e Chief Investment Officer Roberto Tronci è apparsa in due articoli rispettivamente di Milano Finanza e Plus – Il Sole 24 Ore. Su Milano Finanza Roberto supporta con qualche dato la tesi della giornalista: ci sono 9,4 miliardi da investire nella crescita delle PMI italiane. Secondo Roberto gli asset illiquidi nel portafoglio dei clienti Albacore contano per il 30-40% degli investimenti totali, mentre per gli investimenti datati 2006 il  tasso interno di rendimento è di circa il 14,7%.

Roberto ha anche dato un’intervista a tutta pagina su Plus  – Il Sole 24 Ore (la rubrica è “Il Gestore Consiglia”). Fra le evidenze dell’intervista:  la previsione che nel corso del 2017 ci saranno tre rialzi dei tassi in America  e che  il QE di Draghi proseguirà ancora.

scatto2

Cosa farà Donald Trump per il Wealth Management

Republican Presidential Candidate Donald Trump Interview

Oggi si insedia Donald Trump alla casa Bianca. La sua vittoria, inaspettata, è stata accolta da un coro di critiche da parte di molti commentatori politici e non. Trump, per stemperare gli animi  e farsi benvolere da molti commentatori, ha incontrato alcuni media (sorprendente la sua visita improvvisa alla redazione del New York Times) e si è dotato di professionisti della comunicazione in grado di tradurre con un linguaggio più accessibile le sue idee. Ha cominciato a lanciare qualche messaggio di pacificazione e qualche promessa come questa: “sarò il più importante creatore di posti di lavoro della storia”.

Resta il fatto che Wall Street da quando lui è stato eletto chiude spesso al rialzo e che, per esempio, ha portato dalla sua parte molte aziende  della Silicon Valley i cui CEO si rifiutavano di incontrarlo. C’è però un’industria che sicuramente beneficerà delle politiche Trumpiane ed è quella del Wealth Management che per i professionisti abili e affidabili  della gestione dei patrimoni è sempre stata molto profittevole .

Trump ha proposto un taglio delle tasse per le famiglie più ricche e un taglio delle tasse sulle aziende. I rentier avranno più soldi da dare in gestione mentre gli imprenditori investiranno sicuramente gli extraprofitti per la crescita aziendale (da qui la frase di Trump sulla creazione di nuovi posti di lavoro) e, ovviamente, una parte dei soldi risparmiati sulle tasse verranno dati in gestione.

Trump ha proposto anche l’eliminazione della tassa di successione e questa darà molto dinamismo al mantenimento e sviluppo di famiglie e dinastie imprenditoriali. Si tratta anche qui di un incentivo per i Wealth Managers  che oltre alla normale attività di gestione potranno svolgere anche advisory sui patrimoni e  sopratutto family mentorship perché si sa: più le dinastie imprenditoriali crescono e più c’è bisogno di consulenza per la definizione dei loro patrimoni.

Nuove categorie di imprenditori avanzano

fk50kc-dzsg-fred-mouniguetIl nuovo report di  Scorpio Partnership con BNP Paribas realizzato intervistando i rappresentanti di 2650 famiglie multimilionarie in 21 Paesi per un totale di 40 miliardi di dollari  di asset gestiti  individua un cluster specifico: gli Elite Entrepeneurs che raramente sono investitori di prima generazione ma che provengono, per la maggior parte, da famiglie imprenditoriali. Si tratta di creatori di ricchezza con il virus dell’imprenditoria  che tendono a concentrarsi su poche imprese per dare il massimo e che pensano che oltre a creare valore la loro mission sia quella di trasferire il senso dell’imprenditorialità alle generazioni successive. Nella figura qui sotto trovate la loro asset allocation. Da notare un 8% di Social Responsible Investment e un 7% di Angel Investment.

schermata-2016-12-15-alle-15-34-38

Gli Elite Entrepeneurs  detengono in media quasi 14,9 milioni di dollari. Al loro interno  ne vengono individuati 5 tipi:

Ultrapeneur. Ha patrimonio in eccesso da investire per oltre 25 milioni. La CSR per lui  è un aspetto molto importante degli investimenti

Il Serialpreneur. Un imprenditore seriale che ha fondato più di 5 aziende e continua a impegnarsi in questo senso.

The Woman Entrepreneur.  Imprenditrici che hanno superato le barriere che ne ostacolavano il successo e che riconoscono che l’unione fra le donne fa la forza per il successo delle aziende.

Il Boomerpreneur. Baby Boomers (dai 55 in su) che vogliono impiegare il loro capitale in nuovi business ma non le loro profesionalità.

Il Millennipreneur che mostra una forte motivazione a diventare imprenditore seriale più del serialpreneur dato che sono Millennials-imprenditori attivi da più di 10 anni e considerano l’Healthcare e l’industria del wellness e il Tech come i driver dell’industria del futuro.

Tutti questi segmenti degli Elite Entrepeneurs hanno piena coscienza della loro fortuna sia professionale che personale ed hanno una forte vocazione ad aiutare le generazioni successive a crescere dal punto di vista imprenditoriale. In conclusione gli Elite Entrepeneurs non sono tanti a livello mondiale ma sono quelli che con la loro passione e con il loro approccio multitasking (alcuni di loro gestiscono o contribuiscono alla gestione di più aziende) sono veramente in grado di far crescere il tasso di imprenditorialità nelle generazioni successive.

Se gli investimenti sostenibili hanno performance finanziarie di tutto rispetto.

photo-1474183725112-79b6800d89a0

Nonostante vi sia un crescente riconoscimento della concretezza finanziaria sui rischi e sulle opportunita’ di ESG (Enviromental, Social e Governance), c’e’ ancora un comune e profonda a pregiudizio tra i professionisti del mondo finanziario riguardo al  Sustainable Finance che secondo molti  non performa finanziariamente.

Sulla base di 2200 studi primary focalizzati nello studiare la correlazione correlazione tra ESG e CFP (Corporate Financial Performance) che seguono dati dagli inizi del 1970 si puo’ però chiaramente mostrare l’appetibilità degli investimenti  in ESG.

Questo risultato e’ in contrasto con la comune percezione tra gli investitori i quali sono fuorviati dai risultati di studi su portafogli che mostrano risultati inquinati dai costi dei fondi per l’implementazione delle strategie, e dai rischi sistemici  legati a specifici portafogli.

La outperformance di ESG esiste in molte aree del mercato e soprattutto in Nord America, nei mercati emergenti e asset class non liquide. L’orientamento verso investimenti di lungo termine responsabili dovrebbe essere importante per qualsiasi investitore

Questo richiede una dettagliata e profonda conoscenza di come integrare i criteri di ESG in un processo d’investimento al fine di raccoglierne il totale potenziale dei fattori che ne enfatizzano il valore. Quando si valutano le performance della finanza sostenibile e’ importante notare come differenti forme di finanza sostenibile possano avere diverse caratteristiche di rischio e ritorno. Ad esempio gli investimenti tematici, che sono spesso scomesse concentrate in un’industria, sono molto differenti da approcci trasversali, integrati o di impact investing.

Non dimentichiamo che il settore finanziario gioca un importante ruolo nel finanziare le strutture future dell’economia ed ha un ruolo centrale nell’allocare capitale su progetti che contribuiscono a sviluppi sostenibili ( efficienza energetica, riduzione inquinamento, condizione del lavoro umano, riduzione della perdita di biodiversità).

Quest’ultima considerazione ci dovrebbe far riflettere nell’importanza di allocare risorse in queste iniziative a prescindere dal ritorno che ne conseguono. Le nuove generazioni rappresenteranno la svolta in questo approccio.

A Saturnia per il futuro dei Family Office

 

mondo2Dal 5 al 7 ottobre il CEO di Albacore, Francesco Fabiani sarà ospite del Family Office Forum 2016 alle terme di Saturnia. Si tratta della seconda edizione di una due giorni di riflessione sul mondo dei Family Office e del Wealth Management organizzata da Mondo Institutional. Moderati Da Marco Liera, già caporedattore de Il Sole 24 Ore e fondatore di Youinvest i panelist si confronteranno, fra l’altro,  sulle prospettive per il 2017 per il family business aiutati anche dalla ricerca del CERIF, Centro di Ricerca sulle Imprese Familiari dell’Università Cattolica  coordinato da Claudio de Vecchi. Fra i temi affrontati, fra gli altri, c’ è quello degli NPL oggetto dell’interesse di grandi operatori stranieri  e asset class a sé stante. Sarà Alessandra Manuli CEO di Hedge Invest SGR a spiegare l’approccio  di un Family Office agli investimenti in NPL.  Francesco Fabiani interverrà nel panel del 6 ottobre sempre coordinato da Marco Liera. Si tratta del panel  sulla investment strategy e le diversificazione dei family office.
Insieme a Fabiani interverranno:

  • Lorenzo Loro, il responsabile del Family Office della Famiglia Lunelli
  • Luca Rancilio fondatore di Rancilio Cube
  • Michele Befacchia co-Ceo di Prader Inversiones

L’intervento di Francesco Fabiani sarà focalizzato su come Albacore affronta per i suoi clienti gli investimenti immobiliari e su come sono solitamente  la strutturati i patrimoni delle famiglie imprenditoriali.