Qualche domanda da farsi prima di inserire i familiari nel family business

 

rawpixel-659474-unsplash

Di Francesco Fabiani*

Alcuni membri delle famiglie imprenditoriali iniziano a lavorare nelle aziende di famiglia quando sono ancora a scuola. Spesso si inizia con un lavoro estivo, altre volte dai livelli più bassi con un lavoro vero. In altri casi si inizia a lavorare al compimento dei 18 anni o dopo l’università. Altri ancora preferiscono fare esperienza fuori dalle aziende di famiglia e poi rientrare in azienda una volta acquisite le competenze.

La cosa più importante  che le famiglie imprenditoriali possono fare una volta che decidono di impiegare i loro membri nelle aziende è stabilire gli obiettivi da assegnare ai “nuovi assunti”, capire quali sono i piani di sviluppo dell’azienda e il ruolo dei familiari dentro l’azienda stessa. Perché una cosa è certa: l’Italia è la patria delle aziende familiari e la nostra storia è piena di innesti dall’interno delle famiglie che non sempre sono stati i più opportuni.  Acquisire competenze ed esperienze al di fuori dell’azienda familiare può portare una prospettiva fresca e rigenerante a un’azienda con un business consolidato. Può anche dare credibilità al membro della famiglia all’interno della famiglia stessa e, ovviamente, all’interno dell’azienda.  Alcune famiglie scelgono un’altra strada: incoraggiano i loro membri a stabilire le proprie attività che, se hanno successo, possono essere trasferite nell’azienda di famiglia.D’altra parte, nuove prospettive possono portare a grandi cambiamenti.

 C’è anche una domanda ricorrente:  quale ruolo un membro della famiglia dovrebbe prendere quando si unisce al business? Verrà creato un ruolo per ogni membro che entrerà in azienda o dovranno aspettare fino a quando una posizione adeguata non si libera? A queste domande non c’è mai una risposta univoca ma è importante valutare attentamente cosa è meglio  per l’azienda e per la famiglia quando si porta a bordo un nuovo membro.  Una volta che un membro della famiglia si è unito al business, è importante valutare come, grazie al suo apporto,  l’azienda potrà progredire. Molte famiglie progettano programmi di formazione rapidi per le prossime generazioni  mentre altre contano solo sull’esperienza che i nuovi entranti acquisiscono all’esterno. Un piano di ingresso di familiari in azienda passa anche per questo: formazione “in house” per i prossimi entranti o formazione all’esterno. Una delle potenziali implicazioni dell’ ingresso di nuovi dipendenti familiari dentro l’azienda è la reazione dei dipendenti: accetteranno tutto questo oppure storceranno il naso? Personalmente mi è capitato di sentire parlare ad un convegno  il figlio, CEO,  del fondatore di una grandissima azienda di servizi finanziari:  di fronte a tutti ha detto chiaro che la sua maggiore preoccupazione sono i suoi dipendenti e la considerazione che loro hanno di lui. Riporto le sue parole: “So benissimo di essere il figlio del padrone e so benissimo di poter essere percepito come un figlio di papà, nella nostra azienda ci sono tanti manager competenti nominati da mio padre che hanno con lui un rapporto quasi filiale io mi rapporto con loro ascoltandoli sempre e, soprattutto, non negando mai un appuntamento”.

Un altro tema che sta alla base dell’ingresso dei membri della famiglia nel team aziendale è la remunerazione: è fondamentale definire chiaramente quali membri della famiglia sono pagati e per cosa sono pagati. Tutto ciò è particolarmente rilevante quando c’è più di un membro della famiglia che lavora nel business, spesso può esserci la tentazione di discriminarlo in modo positivo o negativo. Il pensiero dietro il vecchio adagio “un giorno questo sarà tutto tuo” potrebbe diminuire, nel breve termine, gli stipendi per i parenti. D’altro canto molte aziende possono pagare ai familiari più delle loro controparti non familiari come un modo per incentivarli a entrare nel business.

 In conclusione la cosa più importante che si può fare quando si impiegano i membri della famiglia è essere chiari: essere chiari su cosa si aspetta che essi facciano ed ssere chiari su quanto saranno pagati. E importante anche aprire una discussione in famiglia sulla direzione che prenderà  l’azienda  con l’assunzione dei familiari. Tutti questi aspetti  sono spesso trascritti in una “costituzione di famiglia” o in uno statuto di famiglia e si affiancheranno ad altri caposaldi come proprietà, leadership, governance, ricchezza e filantropia.

*CEO Albacore Wealth Management

Sette ragioni alla base degli investimenti dei Family Office nelle Startup

aaron-burden-521422-unsplash

di Roberto Tronci*

Molti  nostri clienti e non solo i Millennials ma anche Baby Boomers ci chiedono di trovare qualche ottima occasione di investimento in startup. Si tratta di investimenti sui quali siamo sempre  cauti ma siamo anche convinti che vi siano sempre delle belle idee sulle quali investire.  Gli startupper  rispetto a pochi anni fa si sono fati più smart: meno sognatori e più concreti e, soprattutto, più consci del fatto che non bastano i soli fondi di VC per la crescita ma ci vuole ben altro. Stiamo guardando alcune startup interessanti e non solo tecnologiche e abbiamo in corso una serie di colloqui con primari Venture Capitalists per  far partecipare i nostri clienti ad alcuni investimenti. Ci sono a mio parere  7 aspetti dell’investimento dei Family Office in startup:

  1. Investimento attivi I FO sono spesso investitori passivi e allocati ad alto rischio: la tendenza si è spostata nell’investire in settori con maggior crescita. Inoltre, in molti casi, l’investimento è abbastanza grande da far si che un rappresentate del FO sia nel board contribuendo a dettare la strategia aziendale.
  2. Visione a lungo termine – I FO possono investire in cicli di ricerca e sviluppo più lunghi specialmente se la loro clientela è fatta da Millennials. Non sono pressati per disinvestire in tempi rapidi.
  3. A differenza di un VC che ha linee guida rigorose. Un FO può anche orientare il proprio investimento all’avvio nella fase di seed e non in mezzanine ad esempio.
  4. I FO in genere non hanno requisiti specifici sulla forma di investimento in capitali: in altre parole possono investire in equity per finanziare ricerca e sviluppo, possono prestare dei sodi alla società o, semplicemente, inserire delle competenze specifiche nelle startup.
  5. Networking: le startup sono una fonte di networking ( ma anche i FO) sono un abilitatore di networking ma, sopratutto le startup possiedono per loro natura molte delle chiavi dell’innovazione.
  6. Alcuni segmenti di clientela dei FO ( e non solo i Millennials) è orientata a cercare uno scopo sociale negli Molte startup vogliono cambiare il mondo e pertanto i FO investiranno anche in base all’opportunità di cambiare il mondo.
  7. Competenza – I gestori di FO sono allo stesso tempo furbi e intelligenti se investono in startup stanno in realtà assumendo per loro e per i loro clienti talenti straordinari.

*CIO di Albacore Wealth Management

La scelta di Blackrock

chris-li-182361-unsplash

di Roberto Tronci*

Qualche giorno fa è stato annunciato  che Blackrock  ha in programma di  lanciare un fondo da 10 miliardi di dollari   dedicato agli investimenti di lungo periodo in aziende non quotate. Tutto ciò per diventare un azionista di più lungo periodo, oltre i 10 anni.

A prima vista, potrebbe sembrare incongruente dato che l’asset manager statunitense che è noto per le sue strategie di mercato liquide passive, a basso costo, passi all’estremo opposto.

Tuttavia Blackrock già gestisce asset per oltre $ 145 billion  compresi fondi di private equity e fondi hedge, credito privato e attività reali.

In Italia ad esempio il gigante USA è azionista da tempo di UniCredit ma anche di società non quotate come Linkem (connettività Internet) nelle quali vede un gran potenziale avendola valutata circa 700 milioni di euro oppure ha sottoscritto bond di società di nicchia come SIT La Precisa spa, gruppo padovano leader mondiale nella produzione di valvole di sicurezza per i bruciatori a gas e di sistemi integrati per caldaie e cappe. La decisione di Blackrock ha stupito i più, ma nella realtà il colosso dell’asset management Usa non sta facendo altro che istituzionalizzare  una pratica sinora condotta su base opportunistica e non strutturata in un fondo specifico.

Gli investimenti con un ottica di lungo periodo  diventeranno sempre più attraenti. La raccolta di fondi può essere onerosa ma, in ultima analisi, serve all’industria come un efficiente processo di selezione e allocazione di capitale. Tuttavia, man mano che le industrie maturano e diventano più globali gli investitori richiedono diverse scelte strategiche. Nel mercato ultra-competitivo, gli investimenti di lungo periodo nelle  aziende diventano sempre più preziosi non solo nel fornire liquidità per il prosieguo dell’attività ma anche per consentire alle imprese di investire dim più,  entrare in nuovi mercati e sfruttare le nuove tecnologie. Dal lato di un wealth manager come noi gli investimenti di lungo periodo nelle  aziende oltre che accompagnarle nella crescita consentono alle nostre famiglie clienti che vi investono di far raccogliere i frutti  anche ai discendenti. Il nostro track record di investimenti diretti in azienda, in fondi di PE o in fondi di fondi di PE è a due cifre.

*CIO e Partner di Albacore Wealth Managament

Aumenta la ricchezza delle famiglie, l’Italia al nono posto al mondo per numero di HNWI.

matt-barrett-339981

La ricchezza totale nel mondo secondo il Credit Suisse ha raggiunto i 280 trilioni di dollari ed è maggiore del 27% rispetto a di 10 anni fa.

Negli ultimi 12 mesi, la ricchezza totale a livello globale è cresciuta del 6,4%. È il ritmo più veloce di creazione di ricchezza a partire dal 2012 e uno dei migliori risultati dal momento dello scoppio della crisi finanziaria. La ricchezza media globale per adulto ha raggiunto nuovo massimo storico:56,540 dollari.

Il paese leader nella crescita della ricchezza sono gli Stati Uniti che hanno aggiunto 8,5 trilioni di dollari allo stock di ricchezza globale. In altre parole, gli Stati Uniti hanno generato oltre la metà della ricchezza totale pari a 16,7 miliardi di dollari negli ultimi 12 mesi. Anche perché, finora, anche grazie alla Presidenza Trump l’economia statunitense è cresciuta e l’occupazione è cresciuta anche se la FED ha sicuramente ha avuto il suo ruolo. Certo se guardiamo al futuro, tuttavia, valutazioni e prezzi immobiliari elevati potrebbero frenare il ritmo di crescita negli anni futuri. In Europa la ricchezza è aumentata del 6,4 per cento grazie anche alla stabilità diffusa in tutto il continente:Germania, Francia, Italia e Spagna sono diventati i primi dieci paesi con i maggiori guadagni in termini assoluti. Schermata 2017-11-17 alle 12.31.59

Ma  il più grande guadagno di ricchezza delle famiglie a livello mondiale è stato registrato in Polonia il + 18% polacco è stato determinato principalmente dal boom della Borsa.   La Svizzera continua a guidare la classifica in termini di ricchezza media e mediana per adulto nel 2017, quest’ultima favorendo paesi con livelli più elevati di uguaglianza di ricchezza. Dall’inizio del secolo, la ricchezza per adulto in Svizzera è aumentata del 130 percento fino a 537.600 USD.

La maggior parte della ricchezza è ancora detenuta da economie ad alto reddito in Nord America, Europa e Asia Pacifico (esclusi Cina e India) ma nuovi creatori di ricchezza stanno diventando più visibili. La Cina, dopo aver subito perdite del 20% durante la crisi, ha superato rapidamente il suo livello di crescita  prima della crisi. Quest’anno il suo ritmo di creazione di ricchezza  è in linea con quello dell’Europa e il suo contributo allo stock di ricchezza globale è stato di 1.700 miliardi di dollari:  il secondo più alto guadagno dopo gli Stati Uniti.

Schermata 2017-11-17 alle 12.52.39

 

Nei 12 mesi precedenti alla metà del 2017, gli aumenti significativi della ricchezza sono stati evidenti in tutto il mondo. Gli aumenti sono guidati non solo dai rally azionari ma anche da sostanziali aumenti della ricchezza non finanziaria.  Tutto ciò porterebbe a pensare  che stiamo tornando al modello di crescita pre-crisi.

Il P/E traina i rendimenti dei Family Office

rick-tap-110126

E’ il Private Equity a sostenere i rendimenti dei Family Office. E’ questo uno dei dati rilevanti del report che UBS ha realizzato con Campden Research intervistando 262 Family Office dal quale emerge che il rendimento aggregato del settore dei FO balza al 7% nel 2016 dopo lo 0,3% del 2015. La ripresa dei rendimenti è  trainata dagli investimenti in P/E che hanno controbilanciato il rendimento modesto degli Hedge e del Real Estate.Le azioni pesano nei portafogli dei FO per il 27% del valore dei portafogli mentre il P/E pesa per il 20%  ma oltre il 60% degli intervistati prevede di aumentare il peso delle azioni nei propri portafogli  mentre il 40% e il 49,3% vuole aumentare, rispettivamente,nei propri portafogli il peso di P/E e coinvestimenti.I Family Office nordamericani sono quelli che più hanno investito in strategie orientate alla crescita  tant’è che nel 2016 il loro rendimento cumulato ha toccato il 7,7% superando quello medio del settore oggetto della ricerca. Sono in ogni caso i network relazionali e sempre meno le strutture di ricerca che fanno procurare buoni affari ai P/E infatti per stessa ammissione del campione intervistato “la gran parte di noi non ha strutture di ricerca interne”.  Altro tema importante per i Family Office è la trasmissione dell’eredità alle generazioni future. Quasi la metà di loro non ha un piano di successione ma occorre far notare che, nel corso degli anni, i FO si sono conquistati un ruolo nell’armonizzare gli asset familiari, nel favorire l’accordo fra i membri della famiglia imprenditoriale e, spesso, si fanno aiutare da professionisti del Family Mentoring  come Diana Chambers   che è stata intervistata in Questo articolo di Private Diana-Chambers-Private_Pagina_1Diana-Chambers-Private_Pagina_2

Per quanto riguarda le tendenze future di investimento è molto importante il tema della sostenibilità e del cosiddetto Impact Investing. Il 62,5% del campione intervistato  investe in questo settore con investimenti privati e il 56,3% tramite Private Equity.

Diana Chambers, la nostra Family Mentor oggi sul Sole 24 Ore

Schermata 2017-07-11 alle 14.50.00

Schermata 2017-07-11 alle 14.48.31

Circa un mese fa Diana Chambers, la Family Wealth Mentor è stata ospite ad un evento dedicato esclusivamente ai nostri clienti. In quell’occasione il Sole 24 Ore la ha intervistata. L’articolo è uscito oggi e vi riportiamo domande e risposte.

 Quali sono le ragioni che spingono i clienti a contattarla?

I clienti mi contattano tipicamente per uno dei due motivi. O sono nuovi arrivati nel mondo delle wealth families a causa di un evento di ereditario di liquidità e quindi per loro è un territorio sconosciuto e vogliono aiuto da qualcuno che ha guidato altre famiglie in queste esperienze. Oppure la loro ricchezza è divenuta una sfida in qualche modo; sono preoccupati che la ricchezza abbia un impatto negativo sui loro figli che potrebbero mancare di motivazione una volta che la dimensione della loro eredità è a loro nota o questa ricchezza potrebbe essere la causa di incomprensioni e fratture nelle loro relazioni In entrambi i casi, un cliente è preoccupato e si vuole assicurare che la sua famiglia cresca  prosperi .

Cosa è e cosa fa un Family Wealth Mentor e cosa fa?

Come Family Wealth Mentor aiuto i miei clienti a comprendere come la loro ricchezza impatta su loro stessi e sulle loro relazioni  l’impatto della loro ricchezza su se stessi e sulle loro relazioni, per parlare in maniera costruttiva della ricchezza,  risolvere i conflitti senza ricorrere a mezzi legali e negoziare in modo efficace su di questa . Con questa comprensione e capacità, i miei clienti si sentono sicuri di fare scelte consapevoli mentre dirigono gestiscono la loro ricchezza.

Ci può dare un’idea delle sue attività?

 Lavoro con famiglie multigenerazionali per garantire che i bisogni più grandi della famiglia riguardo alla loro ricchezza siano identificati  e affrontati. Incoraggio i diversi membri a comunicare efficacemente l’uno con l’altro, spesso agevolando le riunioni familiari. Queste riunioni comprendono hanno spesso contenuti educativi e formativi  per identificare le abilità  dei singoli membri della famiglia  ed inserirle all’interno delle skills di cui una famiglia può aver bisogno per gestire la propria ricchezza. Tutto ciò aiuta i membri della famiglia a conoscersi a livelli più profondamente. Faccio poi il mentore all’interno di incontri di nuclei familiari appartenenti alla stessa famiglia. A volte lavoro con un solo membro di una famiglia, o un’unità all’interno di una famiglia, per aiutarli a comprendere quale sia il loro posto all’interno della famiglia, mentre li alleno a parlare in modo efficace con gli altri membri della famiglia su argomenti di interesse di tutti , ad esempio, le proprietà familiari condivise e il piano di gestione e di utilizzo da parte dei membri della famiglia degli immobili.

Come è cambiato nel corso degli anni l’approccio delle famiglie al tema dei conflitti?

 Il conflitto è un risultato quasi inevitabile quando le buone intenzioni vengono fraintese e interpretate male, oppure quando un membro non si comporta equamente con gli altri della famiglia. Idealmente aiuto i membri della famiglia ad  essere proattivi nell’affrontare semplici incomprensioni prima che si  sviluppino problemi più grandi. Ma tutto  ciò richiede un livello di auto-consapevolezza e di volontà di agire da parte dei membri della famiglia e la capacità di comunicare efficacemente. Vedo una tendenza che si sta sviluppando: lavorare con un facilitatore o un mediatore neutrale per assicurarsi che tutte le voci siano ascoltate e rispettate e mantenere il la mente salda in questi processi.

Qual è la prima  più importante mossa per creare una strategia legata alla filantropia?

Il primo passo è quello di identificare chiaramente cosa il cliente desidera raggiungere con le proprie attività filantropiche, il che può significare l’avvio di  un dialogo familiare che tenga conto delle opinioni di tutti i membri della famiglia che avranno  voce in capitolo nelle attività filantropiche. Una volta che una visione generale delle questioni da affrontare viene articolata, è saggio completare un’analisi delle problematiche: la loro portata e la loro scala, i punti su cui fare leva, se vi sono degli altri finanziatori  e quali sono  i vuoti di un progetto filantropico.

Maggiore sarà la comprensione del progetto da parte del donatore, i suoi obiettivi specifici e sul come raggiungere questi obiettivi, è più facile sarà  garantire che tutti i donazioni future siano mirate ad ottenere  il massimo impatto,  più sarà soddisfacente l’esperienza filantropica.

Essere Family Wealth Mentor

Evento Diana

Fra qualche giorno ospiteremo presso i nostri uffici Diana Chambers professionista americana (ma parte dell’anno lo trascorre in Svizzera) che opera nel family mentoring anzi, per essere precisi, nel Family Wealth Mentoring,  Diana assiste le famiglie imprenditoriali contribuendo a gestire i conflitti che si generano al loro interno. Parliamo non solo conflitti personali fra membri della famiglia (la storia ci racconta di tante famiglie imprenditoriali che si sono sfaldate sulla base di conflitti personali) ma anche di conflitti sulla direzione strategica che il patrimonio familiare (aziende, asset immateriali e altri asset) deve prendere.
L’obiettivo di Diana è quello di trovare una mission al patrimonio della famiglia che può essere di vario tipo: dalla filantropia, all’industria, alla finanza, alla semplice rendita finanziaria. Diana ascolta, parla elabora strategie che poi presenta alla famiglie e che poi condivide con il wealth manager di famiglia. Diana Chambers, infatti, non gestisce direttamente i patrimoni.

L’evento è solo su invito ma presto sempre su questo blog troverete un post di Diana Chambers mentre Qui trovate il suo sito.

Cosa farà Donald Trump per il Wealth Management

Republican Presidential Candidate Donald Trump Interview

Oggi si insedia Donald Trump alla casa Bianca. La sua vittoria, inaspettata, è stata accolta da un coro di critiche da parte di molti commentatori politici e non. Trump, per stemperare gli animi  e farsi benvolere da molti commentatori, ha incontrato alcuni media (sorprendente la sua visita improvvisa alla redazione del New York Times) e si è dotato di professionisti della comunicazione in grado di tradurre con un linguaggio più accessibile le sue idee. Ha cominciato a lanciare qualche messaggio di pacificazione e qualche promessa come questa: “sarò il più importante creatore di posti di lavoro della storia”.

Resta il fatto che Wall Street da quando lui è stato eletto chiude spesso al rialzo e che, per esempio, ha portato dalla sua parte molte aziende  della Silicon Valley i cui CEO si rifiutavano di incontrarlo. C’è però un’industria che sicuramente beneficerà delle politiche Trumpiane ed è quella del Wealth Management che per i professionisti abili e affidabili  della gestione dei patrimoni è sempre stata molto profittevole .

Trump ha proposto un taglio delle tasse per le famiglie più ricche e un taglio delle tasse sulle aziende. I rentier avranno più soldi da dare in gestione mentre gli imprenditori investiranno sicuramente gli extraprofitti per la crescita aziendale (da qui la frase di Trump sulla creazione di nuovi posti di lavoro) e, ovviamente, una parte dei soldi risparmiati sulle tasse verranno dati in gestione.

Trump ha proposto anche l’eliminazione della tassa di successione e questa darà molto dinamismo al mantenimento e sviluppo di famiglie e dinastie imprenditoriali. Si tratta anche qui di un incentivo per i Wealth Managers  che oltre alla normale attività di gestione potranno svolgere anche advisory sui patrimoni e  sopratutto family mentorship perché si sa: più le dinastie imprenditoriali crescono e più c’è bisogno di consulenza per la definizione dei loro patrimoni.

IL WM in Italia e qualche considerazione

*Di Francesco Fabiani

nsfg5sjyzgq-tim-gouwLa crisi economica, una certa vocazione del nostro capitalismo al chiudersi in cerchie relazionali che tendono sfaldarsi  ed un’ assenza di visione su quelli che sono i trend del futuro  ha portato molte famiglie imprenditoriali ad interrogasi sul proprio futuro. Alcune resistono, altre hanno venduto le aziende (veri e propri gioielli) altre ancora sono in preda a lotte intestine fra gli eredi che prima di capire se vendere la loro parte guerreggiano per assumere il controllo delle imprese.

L’Italia è il secondo paese risparmiatore al mondo. Ma da sempre non trasforma sul risparmio in investimenti ed è bancocentrica (anche se questo aspetto i recenti scandali hanno dato un colpo durissimo alla reputazione di certe banche).

Ho fatto incontrato di recente Massimo Gaia di Reuters che ha realizzato una interessante  analisi sul mondo del Wealth Management in Italia e Qui trovate anche la seconda parte.

Emerge in un mondo in cui le  “vecchie” asset class non garantiscono più i rendimenti di una volta, un desiderio di asset class alternative in grado di garantire ottimi rendimenti ma, per la prima volta, le famiglie che le ricercano  guardano anche al lato sociale della cosa. Parliamo di investimenti in grado lasciare tracce tangibili sul territorio dove vengono effettuati e, perché no, di investimenti che possano generare nuove tipologie di imprese che aiutino gli eredi di famiglie imprenditoriali di impostazione  novecentesca a reinventarsi, a diventare new entrepeneurs. Parliamo di operazioni di impact investing.

In questo quadro il ruolo dei Family Office è quello di consigliare i clienti sulle migliori asset allocation (noi ad esempio abbiamo un track record di operazioni in P/E concluse con ottime soddisfazioni per i nostri sottoscrittori) ma è anche quello di aiutare le famiglie a reperire operazioni di impact investing che, dati i rendimenti attuali delle asset class tradizionali, sono sicuramente più redditizie.In più occorre fare i conti con gli eredi”millennials” delle famiglie imprenditoriali perché non è detto che questi vogliano fare gli eredi e trasformarsi  in rentier. Ma quando prendono in mano le sorti della famiglia impendtoriale ne trasformano le attività con un’ impronta più sociale .

*Founder & CEO di Albacore

 

 

A Saturnia per il futuro dei Family Office

 

mondo2Dal 5 al 7 ottobre il CEO di Albacore, Francesco Fabiani sarà ospite del Family Office Forum 2016 alle terme di Saturnia. Si tratta della seconda edizione di una due giorni di riflessione sul mondo dei Family Office e del Wealth Management organizzata da Mondo Institutional. Moderati Da Marco Liera, già caporedattore de Il Sole 24 Ore e fondatore di Youinvest i panelist si confronteranno, fra l’altro,  sulle prospettive per il 2017 per il family business aiutati anche dalla ricerca del CERIF, Centro di Ricerca sulle Imprese Familiari dell’Università Cattolica  coordinato da Claudio de Vecchi. Fra i temi affrontati, fra gli altri, c’ è quello degli NPL oggetto dell’interesse di grandi operatori stranieri  e asset class a sé stante. Sarà Alessandra Manuli CEO di Hedge Invest SGR a spiegare l’approccio  di un Family Office agli investimenti in NPL.  Francesco Fabiani interverrà nel panel del 6 ottobre sempre coordinato da Marco Liera. Si tratta del panel  sulla investment strategy e le diversificazione dei family office.
Insieme a Fabiani interverranno:

  • Lorenzo Loro, il responsabile del Family Office della Famiglia Lunelli
  • Luca Rancilio fondatore di Rancilio Cube
  • Michele Befacchia co-Ceo di Prader Inversiones

L’intervento di Francesco Fabiani sarà focalizzato su come Albacore affronta per i suoi clienti gli investimenti immobiliari e su come sono solitamente  la strutturati i patrimoni delle famiglie imprenditoriali.